E’ di questa mattina (Farmacista33) la notizia che ADF (Associazione Distributori Farmaci) ha impugnato davanti al TAR una circolare ministeriale ed alcuni atti regionali che richiamano all’osservanza delle norme contenute nel D.Lvo 219/2006 nella parte aggiornata dal D.Lvo 17/2014 in materia di osservanza delle norme sull’attività dei distributori. Il tutto per contrastare forme di distrazione dal mercato interno medicinali contingentati che poi finiscono per essere esportati con il risultato di aggravare la carenza di disponibilità per i cittadini assistiti dal SSN.

La linea ministeriale non poteva però distinguere chi opera bene da chi, approfittando di una normativa finalizzata ad altri scopi (“decreto Bersani” del 2006), ha scambiato l’attività di farmacia per una sorta di “rastrellatore” di medicinali da destinare all’estero dove i prezzi al pubblico sono maggiori.

Basterebbe che le regioni non rilasciassero le autorizzazioni al commercio all’ingrosso accettando, come ragione sociale, quella della farmacia ma pretendendo una ragione sociale “autonoma” e chiaramente individuabile come distributore intermedio di medicinali. Inoltre, una volta rilasciata l’autorizzazione, le regioni dovrebbero, ai sensi del D.Lvo 17/2014 effettuare una visita ispettiva al fine di verificare che tutti i requisiti ed obblighi di servizio siano rispettati. Tra questi la detenzione di almeno il 90% dei medicinali SSN e l’autorizzazione al commercio all’ingrosso delle sostanze stupefacenti, rilasciata dal Ministero della salute.

Sull’argomento qualche giorno fa era stato fatto il punto su Farmacista33:

http://www.farmacista33.it/carenze-farmaci-cini-separare-farmacia-e-distribuzione-allingrosso/politica-e-sanita/news–28998.html