UN ESAURIENTE REPORTAGE SULL’ANDAMENTO DELLE VOTAZIONI SUL DDL CONCORRENZA INTERESSANTI LA FARMACIA.
L’ARTICOLO E’ TRATTO DA “IL MATTINALE” DELL’ORDINE DEI FARMACISTI DI ROMA E FIRMATO DAL BRILLANTE GIORNALISTA “FARMACEUTICO” GIORGIO FLAVIO PINTUS
Emendamento al ddl Concorrenza, durata gestioni associate ridotta da 10 a 3 anni
RIFday – marzo 24, 2016 0 Comment
Roma, 24 marzo – Si va precisando, in Commissione Industria al Senato, l’attesa riformulazione dell’art. 48 del ddl Concorrenza. Nella seduta di ieri, nel corso della quale sono stati passati in rassegna molte delle misure correttive accantonate in precedenza, sono stati approvati due emendamenti, il 48.88 a prima firma Andrea Mandelli e il 48.91 a prima firma Luigi D’Ambrosio Lettieri.
Il primo consente che i farmaci utilizzabili esclusivamente in ambiente ospedaliero possano essere forniti da produttori e grossisti anche alle farmacie, che potranno distribuirli, in via esclusiva, alle strutture autorizzate a impiegarli o agli enti da cui queste dipendono (centri ospedalieri e strutture di ricovero a carattere privato). Questo il contenuto della modifica, che non può dunque essere letta, se non con un’evidente forzatura interpretativa, come un via libera tout court ai farmaci ospedalieri anche in farmacia. Il secondo emendamento è invece riferito alla durata del periodo di sodalizio obbligatorio dei vincitori in forma associata del concorso straordinario, che dai dieci anni attualmente previsti dalle norme viene ridotto a tre. Trova dunque accoglimento un’istanza generalizzata dei partecipanti al concorso indetto dal decreto Cresci Italia quattro anni fa. La prospettiva di mantenere obbligatoriamente in vita le società costituite tra farmacisti per la gestione della titolarità della farmacia vinta, indipendentemente dalla “buona o cattiva sorte” dell’esercizio e di ogni vicissitudine che può attraversare la vita delle persone, rappresentava infatti una pre-condizione di debolezza di queste farmacie, che l’emendamento interviene opportunamente a eliminare.
Bocciato, in votazione separata, invece, un altro emendamento a prima firma di D’Ambrosio Lettieri, il 48.90, sempre riferito alle società tra farmacisti per la gestione associata: la proposta di modifica del vicepresidente della Fofi prevedeva che ciascun farmacista vincitore in forma associata potesse partecipare a una sola società e che questa potesse essere titolare di una sola farmacia.
Ma molti altri (una ventina circa) sono stati gli emendamenti che si sono andati ad aggiungere alla già lunga di proposte correttive (a partire da tutte quelle sulla fascia C) già respinte in precedenza dalla Commissione. Per comodità dei lettori, in questa pagina sono riportati i testi di tutti gli emendamenti esaminati ieri, a partire dagli unici approvati, per seguire poi con quelli accantonati e quelli definitivamente respinti.
La seduta di ieri della Commissione è servita a chiarire ulteriormente, laddove ve ne fosse stato bisogno, la “filosofia” che ispirato le posizioni di relatori e Governo in materia delle misure sulle farmacie e, in particolare, sui due punti più controversi, la liberalizzazione della fascia C e l’introduzione di eventuali paletti alle società di capitale.
Il “paletto” al capitale, necessità per impedire monopoli e oligopoli
A proposito di questi ultimi, il relatore Luigi Marino (Ap) ha fatto rilevare come gli emendamenti presentati siano riconducibili, sostanzialmente, a due tipi di interventi: il primo riferito alla disciplina delle società che possono essere titolari di farmacie, garantendo la presenza, in varia misura, di farmacisti; il secondo prevede invece la fissazione di limiti alla presenza di società titolari di farmacie in termini di numero massimo di farmacie di cui può essere titolare la medesima società, ovvero in termini di soglia massima di presenza in ambiti territoriali definiti, a livello regionale o nazionale. Con un orientamento di relatori e Governo – ha voluto chiarire Marino, confermando quanto anticipato ieri dal nostro giornale – per la previsione di soglie regionali..
Rispondendo a una domanda sollevata dalla senatrice Pd Linda Lanzillotta, alla quale constava che nel ddl Concorrenza “alla mancata liberalizzazione della vendita di farmaci di fascia C dovesse corrispondere una liberalizzazione dei soggetti che possono essere titolari di farmacie” e dunque chiedeva chiarimenti sulle ragioni dell’introduzione di “paletti” alle società di capitale, Marino ha confermato che l’orientamento a fissare un numero massimo di farmacie in capo a una medesima società è finalizzato a evitare “il costituirsi di monopoli o di oligopoli, garantendo la presenza di una pluralità di tipologie di soggetti nel settore.”
Il relatore ha voluto però chiarire anche la sua posizione nei confronti della liberalizzazione dei farmaci di fascia C, partendo dalle riserve sull’efficacia, in termini di effettiva diminuzione dei prezzi, della precedente liberalizzazione della vendita di farmaci e rammentando quindi come, in ogni caso, “in questo settore non si possa seguire la logica, utilizzata per la generalità dei prodotti, di incremento delle vendite al fine di ridurre i prezzi, per la particolare natura dei farmaci.”
Marino: “Parafarmacie, anomalia che va risolta, ma non con il ddl Concorrenza”
Sulla falsariga delle dichiarazioni rese nei giorni scorsi da Federico Gelli, responsabile sanità del Pd, ed Emilia Grazia De Biasi, presidente della Commissione Sanità a Palazzo Madama, Marino ha affermato come “l’aver previsto le parafarmacie sia stato un grave errore, cui peraltro non porrebbe rimedio la commercializzazione dei farmaci di fascia C, quanto, semmai, la trasformazione delle parafarmacie in farmacie, superando così un’anomalia tutta italiana. Tuttavia, pur avendo tentato con l’altro relatore e nel confronto con il Governo di elaborare una proposta al riguardo, ritiene che non vi siano le condizioni per operare in tal senso nell’ambito del provvedimento in esame.”
Insomma, Marino conferma in pieno la linea fin qui seguita dall’esecutivo: le parafarmacie sono un “errore”, un improvvido infortunio di legislatori (per traslato) parimenti improvvidi, che non può trovare soluzione nell’ambito delle misure sulla concorrenza, ma abbisogna di soluzioni ad hoc. Quali possano essere e quando potranno essere assunte, è ovviamente questione tutta da vedere, anche in ragione di premesse che “ballano” tra il fermo no a ipotesi di sanatoria già espresso dal Pd e posizioni invece più favorevoli a qualche forma di upgrading delle parafarmacie che – come ha sostenuto il presidente della Commissione Affari sociali della Camera Mario Marazziti, “non possono restare fuori da una visione pubblica e organica del sistema.”
Tornando ai “paletti” alle società di capitale, sempre in riferimento al già ricordato intervento della senatrice Lanzillotta, è intervenuto con una precisazione lo stesso presidente della Commissione, Massimo Mucchetti, per sottolineare come l’assenza di analoghe misure “protettive” in altri ambiti professionali è dovuta al fatto che, “a differenza del settore farmaceutico, in quello delle società tra professionisti – e in particolare in quelle tra avvocati – non vi sia la presenza di società multinazionali interessate a investire”. E a proposito della determinazione di soglie “volte a scongiurare il pericolo di monopoli o oligopoli”, Mucchetti ha richiamato l’esempio di quelle previste nel settore assicurativo.
Commissione verso l’approvazione del testo forse già nella prossima settimana
Com’era ampiamente previsto, la seduta di ieri non è stata sufficiente a passare in rassegna tutti gli emendamenti all’art. 48 rimasti in sospeso: ne sono stati accantonati una ventina circa, che verranno esaminati nel corso delle sedute previste nella prossima settimana. Tra questi, una buona parte riguardano appunto i famosi “paletti” al capitale, che con molta probabilità troveranno una sintesi nella formulazione di una proposta emendativa dei relatori orientata, come confermato da Marino, a introdurre un numero massimo di farmacie in capo a una medesima società in ambito regionale e a prevedere un ruolo forte di controllo, in materia, da parte dell’Antitrust. Resta ora da vedere se la prossima settimana sarà sufficiente alla Commissione Industria per risolvere tutte le questioni ancora in sospeso e per licenziare il testo, che avrebbe in tal modo il via libera per l’Aula. Se così davvero fosse, il provvedimento potrebbe effettivamente riuscire a “sbarcare” in Assemblea (come annunciato qualche giorno fa dal presidente Pietro Grasso) nella settimana dal 5 al 7 aprile. Staremo a vedere.